Il “piede piatto” nei bambini
Il cosiddetto “piede piatto” corrisponde ad un’anomalia dei rapporti anatomici del piede con una, più o meno, marcata riduzione dell’arco plantare e, allo stesso tempo, all’aumento della superficie d’appoggio della pianta. Ma nel caso specifico dei bambini?
Si possono, in questo caso, distinguere due forme cliniche di piede piatto: la prima viene chiamata “piede lasso infantile” e dipende dal fatto che lo sviluppo muscolare del piede non coincide con l’età del bambino (come rimedio si raccomanda generalmente l’utilizzo di plantari ed una specifica fisioterapia, che contribuiscono a ripristinare i normali rapporti anatomici), la seconda, invece, è denominata “piede piatto genetico evolutivo”, ossia una deformità che tende a progredire ed a divenire nel tempo invalidante; il tutto accompagnato spesso dal valgismo del calcagno (il trattamento qui è, di solito, l’intervento chirurgico).
Perché, però, il piede diventa “piatto”? Quando il bimbo incomincia a camminare, l’immaturità del tessuto connettivo e lo scarso sviluppo dei muscoli permettono una vasta escursione dei movimenti ammortizzanti del piede, con l’appiattimento della volta ad ogni passo. Quando si manifesta un rallentamento di questi “meccanismi”, ecco allora l’insorgere di una simile anomalia con il relativo appiattimento della volta plantare. Tuttavia, c’è da aggiungere, le vere cause non sono ancora perfettamente note dagli studiosi.
Infine, un giudizio della situazione piede si può fare attorno ai tre-quattro anni d’età, ciononostante se in famiglia dovessero essere presenti altri casi di piede piatto, bisogna valutare il bambino con maggiore attenzione, questo perché ci si potrebbe trovare di fronte ad un “piede piatto genetico evolutivo”, che necessita di un trattamento ancor più specifico che, come prima abbiamo accennato, corrisponde spesso ad un intervento chirurgico.