L’autosvezzamento: io mi svezzo da solo
Mi sono imbattuta nell’argomento dell’autosvezzamento per caso. Io non ho praticato l’autosvezzamento o meglio l’alimentazione complementare a richiesta. Quando era arrivato il momento di svezzare la mia bambina, il mio pediatra mi ha fatto seguire uno schema e un calendario ben preciso, con cui devo dire mi sono trovata molto bene.
Ancora mi ricordo il primo giorno in assoluto in cui le ho dato la prima pappa, ero più emozionata di lei, ho fatto tutto con cura, ho preparato il mio primo brodo vegetale e andò piuttosto bene.
Devo dire che però il mio pediatra nonostante mi abbia fatto fare lo svezzamento “classico” mi ha fatto seguire una tabella piuttosto veloce, tanto che confrontandomi con altre mamme, ho scoperto che avevamo introdotto molti alimenti prima di altri bambini. Quando ho visto che aveva abbastanza dentini ho iniziato, sotto il suo consenso, ad abbandonare le pappe e ho cominciato a dare il cibo di grande a pezzettini, questo passaggio è avvenuto intorno ai 13 mesi.
Tra blog e community di mamme mi sono imbattuta poi nell’autosvezzamento, mi sono molto incuriosita, ho deciso quindi di approfondire un po’ l’argomento.
È una pratica che sta prendendo sempre più piede, non solo tra le mamme ma anche tra la comunità pediatrica. Di che cosa si tratta? In pratica il bambino si svezza da solo! Con questo non voglio dire che va in frigo lo apre e mangia quello che trova, semplicemente viene alimentato seguendo i suoi tempi e i segnali che lancia!
Il concetto di base è che il bambino mangerà sin da subito quello che mangia tutta la famiglia, che ovviamente dovrà rivedere il tipo di alimentazione.
Se state mangiando un piatto di carbonara o di patatine fritte e il vostro bimbo ha 6 mesi e le indica, non potete dargli quello da mangiare!
Il concetto è un’educazione alimentare sana, tutti mangiano bene e a tavola iniziate a portare cibi che possano essere mangiati anche dal vostro bimbo.
In Italia l’ospedale IRCCS Burlo Garofalo di Trieste è tra i più autorevoli sostenitori di questa nuova tendenza alimentare infantile.
Il punto principale è che a tavola ci siano piatti sani ed equilibrati, il bimbo guardando mamma e papà è incuriosito da quello che mangiano, se i genitori offrono quello che hanno nel piatto si crea un rapporto di fiducia. Ovviamente ci sono da seguire delle regole. Tutte le cose che vengono proposte al bambino anche da “grandi” devono essere tagliate piccolissime per evitare rischi di soffocamento, occhio anche alla consistenza, non devono essere nè troppo duri, né troppo molli. Il bambino non va forzato ma assecondato, se non vuole mangiare il cibo da grandi vuol dire che non è pronto, viceversa se è curioso e propenso verso il cibo, cercate di fargli assaggiare, frutta, verdura, carboidrati e proteine.
Che cosa penso dell’autosvezzamento? Dopo che ho praticato lo svezzamento classico, con cui generalmente mi sono trovate bene, ho vissuto, però come tutte le mamme, momenti di sconforto, di rifiuti e lotte per farla mangiare, non escludo che se avessi un secondo figlio potrei anche pensare di praticarlo, purchè però ci sia un controllo e un calendario del mio pediatra in cui mi dice per filo e per segno quali alimenti può mangiare e quali no. C’è qualche mamma in ascolto che ha praticato l’autosvezzamento, ne parliamo insieme?