Con il parto cesareo non si è mamme a metà
Quando si rimane incinta la stragrande maggioranza di noi vorrebbe fare il parto naturale e non il parto cesareo. Nonostante sappiamo che è un evento doloroso, è come se fossimo fisiologicamente pronte per poterlo affrontare.
D’altronde sin dalle prime settimane di gravidanza tutte le donne vicine a voi, vi raccontano la loro avventura e alla fine facendo tesoro di quei consigli vi preparate a dare il meglio di voi. Certo alcuni racconti sono degni di un film horror, e con l’avvicinarsi del grande evento, un po’ di ansia di prestazione viene a tutte: “Io ho fatto 19 ore di travaglio”, “io per farla uscire fuori ci ho messo tre ore!”, le più sbrigative “io a momenti lo facevo in macchina, vedevo la testa”!
Per non parlare di tutti quelli che ti dicono: “Di che hai paura, accade dalla notte dei tempi” di solito questo utilissimo commento proviene da uomini all’antica che non hanno la più pallida idea di che cosa significhi!
È come se fosse una meta, come se nella vostra mente vi convincete che la “sofferenza” del parto naturale vi renderà mamme al 100%.
Quando vi parlano di parto cesareo, vi viene la pelle d’oca, uno perché è un intervento chirurgico e come tale ha i suoi rischi e due perché avete la sensazione di perdervi qualche cosa, come se non vi renda partecipi fino in fondo di quel magico momento, che porterà alla nascita di vostro figlio.
Ci sono però dei casi che le cose non vanno come dovrebbero andare ed è d’obbligo il parto cesareo. Questo accade di solito o perché il bimbo non ha assunto la posizione cefalica, ma il birbone se se ne sta bello comodo in posizione podalica o trasversa. In questo caso alla trentottesima settimana di gestazione, vi programmano un parto cesareo. Qui avete il tempo per abituarvi all’idea e vi preparate al meglio per affrontare la situazione. Ci sono invece dei casi che nonostante il bimbo si sia messo ai nastri di partenza, sopraggiungono delle complicazioni, che portano d’urgenza a questa opzione chirurgica.
Questo è stato il mio caso, nonostante la mia pargoletta si era messa in posizione, alla fine dopo due giorni e mezzo dalla rottura delle acque, il parto non si è aperto, nemmeno sotto le minacce dell’induzione.
Alla fine per ovvi motivi mi hanno portato in sala operatoria per il cesareo. Io ero di quelle che non lo voleva, ero convinta che mi sarei persa qualche cosa, soprattutto avevo paura del dopo. Questo perché in tanti credono che il cesareo è una passeggiata perché non senti dolore! Certo lì per lì c’è l’anestesia, ma dopo ci sono i punti e non sono una cosa carina!
Alla fine, ero contenta, non vedevo l’ora di conoscerla e le paure e le resistenze iniziali hanno fatto strada al coraggio di affrontare questa esperienza di vita.
L’equipe che mi ha seguito è stata simpaticissima e l’anestesista è stata il mio angelo custode. Dopo l’anestesia spinale è iniziata l’avventura più bella della mia vita. Dalla testa in giù mi hanno addormentato il corpo e quello che sentivo era un semplicissimo tatto. Io ero vigile, attenta e attiva, anche in vena di battute, mi sembra di aver detto che volevo un bel lavoro che dovevo andare al mare in estate! Con il racconto dell’anestesista ho vissuto ogni momento. Ho sentito le mani del chirurgo dentro il mio pancione che afferrava la mia bimba e in un attimo l’ho vista uscire dal lenzuolo, un secondo dopo l’ho sentita piangere, il pianto più bello che potevo desiderare! L’hanno lavata, e portata da mio marito che era fuori dalla sala ad aspettarmi. Nel frattempo mi hanno sistemata e dopo mezz’ora circa, forse anche meno, era tra le mie braccia. Lei era lì, che mi guardava, io non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso, a vedere ogni dettaglio e immortalare quel magico momento nella mia memoria.
Il mio parto non è come me lo ero immaginato, ma oggi che lei ha quasi sei mesi, io sono la sua mamma al 100% anzi al 1000 per 1000!